Che ne direste di uno studente cui viene chiesto:"Che lavoro fa tuo padre?" e che risponde sicuro ed orgoglioso :"l'impiegato"! Bene.normale,no? Eh no, non tanto normale se il papà invece è operaio ed il figlio se ne è vergognato.Questo è Enzo Ragioner Biagi, che ,per punizione, fu portato dalla madre a dire ,davanti a tutti i suoi compagni, la verità.Suo padre era operaio e lui si era vergognato a dirlo.Se avete finito i fazzoletti, o le lenzuola, a seconda dei casi, Vi parlo del Ragionier Biagi Enzo.Se avrete da obiettare su quanto dirò, son pronto a fare il pubblico mea culpa per determinate possibili "omissioni" o "commissioni" scritte in questo mio blog.Per fortuna ho la possibilità di scrivere sul pc , dato che credo sia stata consumata tutta la carta per "idolatrare" la morte del "grande giornalista antifascista" Biagi. Sul fatto che fosse un grande giornalista abbiamo molti dubbi;sul fatto che fosse stato sempre antifascista ,ancora di più.Sia chiaro che ci dispiace, come per ogni altro, la dipartita di un altro essere umano.Porgiamo quindi le condoglianze alla famiglia tutta.Ma la cosa che più mi ha incuriosito è che sembra che Biagi Ragioner Enzo sia nato dopo il 1945.Nessun giornale ci ha detto che cosa facesse prima.Un documento del Minculpop (Ministero della Cultura Popolare Fascista) del 20.01.1944 estrapolato anche dal "Domenicale", ci fa sapere che il sig «Biagi rag. Enzo» (testualmente così indicato) ,si vantava di essere stato balilla, avanguardista, membro della Gioventù italiana del littorio,membro del Gruppo universitario fascista,che aveva vergato con i suoi articoli la rivista "L'assalto", che vinse i premi Prelittorali, che suo zio aveva fatto la marcia su Roma,che suo cugino fu un viceministro delle Corporazioni.Di questo si vantava il Biagi.Forse era fin troppo "modesto" per non ricordare che il Minculpop aveva inviato 70mila e 500 lire ai giornalisti del Resto del Carlino «sfollati o dissestati» da incursioni nemiche (gli Alleati) e che al Biagi Rag. Enzo furono date ben 3mila lire di allora.Che lui non mi pare abbia rifiutato.Parliamo del 1944, anno,se non erriamo, della crimonogena Repubblica Sociale Italiana di Mussolini.Biagi rimase ,fino alla tarda primavera del ’44, a svolgere critica cinematografica.Solo successivamente aderì all'ideale antifascista.Quando forse anche le pietre avevano capito che il destino per i fascisti era segnato.In un' intervista concessa a Luciano Nigro per i suoi 80 anni e pubblicata sull’edizione bolognese di Repubblica, Enzo Biagi racconta che «Giorgio Pini, cognato di un mio zio che si chiamava come me, incontrò Mussolini alla vigilia del gran consiglio che lo destituì», cioè poco prima del 24 luglio 1943. Nigro interviene: «Lei in quei giorni scelse i partigiani». Biagi risponde :«E mi trovai con gente di ogni classe…».Però la verità è che ,in virtù della parentela con il cugino Bruno Biagi – autorevole esponente fascista, deputato dal ’34, presidente della Commissione industria della Camera dei fasci e dell’Istituto nazionale fascista della previdenza sociale, poi sottosegretario alle Corporazioni – Enzo Marco ( pseudonimo di Biagi per una parte della sua vita) scriveva a 17 anni sull’"Avvenire d’Italia" e su "L’Assalto", «organo della federazione dei fasci di combattimento di Bologna»,poi su "Il Resto del Carlino", dove divenne professionista nel giugno del ’42, quotidiano non distante in alcun modo dal fascismo.Indovinate da chi era diretto il "Resto dal Carlino"? Si proprio da Giorgio Pini sin dal 16.09.1943.Biagi scrisse anche su "Primato", la rivista di Giuseppe Bottai, il ministro che firmò le leggi razziali, che Biagi «ha sempre stimato» e nei confronti del quale ha pubblicamente tributato il proprio «dovere di gratitudine» (Enzo Biagi, "Ma che tempi", Rizzoli, Milano 1998, p. 43);non solo, Bottai, per Biagi Ragioner Enzo, era una di quelle «camicie nere ma teste libere»!! (Id., "Scusate, dimenticavo, BUR", Milano 1997, p. 12). Per Biagi "L’Assalto" era il «giornale della federazione fascista, dove poi ognuno scriveva quello che voleva» (Id., "Ero partito da Bologna piangendo", in Bologna incontri, XIII, 5, maggio 1982, p. 6).Forse Biagi dimentica che questo giornale fu uno dei più acerrimi assertori delle leggi razziali.Ricordiamo che questo quotidiano arrivò a chiedere un’«opera di purificazione indispensabile specialmente nelle maggiori città dell’Italia settentrionale e centrale (Roma, dove ci sono ancora troppi ebrei, compresa)» (23 agosto 1941). Biagi Ragionier Enzo, pur sapendo e leggendo tutto ciò , continuava indefesso ad occuparsi di critica cinematografica arrivando persino ad elogiare il film Süss, l’ebreo, film la cui visione Himmler impose alla Wehrmacht e alle SS in partenza per le campagne di sterminio in Europa Orientale.Queste le sue parole: «un cinema di propaganda. Ma una propaganda che non esclude l’arte – che è posta al servizio dell’idea».Non contento ribadiva che questo film «ricorda certe vecchie efficaci e morali produzioni imperniate sul contrasto tra il buono e il cattivo […], trascina il pubblico all’entusiasmo» e che l’«ebreo Süss è posto a indicare una mentalità, un sistema e una morale: va oltre il limite del particolare, per assumere il valore di simbolo, per esprimere le caratteristiche inconfutabili di una totalità. Poiché l’opera è umana e razionale incontra l’approvazione: e raggiunge lo scopo: molta gente apprende che cosa è l’ebraismo, e ne capisce i moventi della battaglia che lo combatte» (4 ottobre 1941). Per quanto invece le sue asserite grandi capacità come giornalista ci basta dire che Biagi Ragionier Enzo si distingueva solo per quelle poche decine di aforismi o episodi inutili con cui infarciva qualunque suo scritto.Un esempio è questo: «Una volta intervistai Heminghway e gli chiesi se era credente. 'A volte, di notte', rispose».Ecco queste tipo di inutilità riempivano gli articoli per ogni occasione (dall'11 settembre alla caduta del Governo, dall'episodio di cronaca nera allo scontro palestinesi -israeliani).E questo sarebbe un gran giornalista? Montanelli sì che era un grande (conosceva svariate lingue ed era un pozzo di scienza in ogni scibile umano).Biagi non è mai riuscito a mascherare un'accento emiliano molto (troppo) marcato e non aveva di certo un eloquio fluente e vigoroso.Pensava di risolvere tutto con quei suoi inutili aforismi o battute pseudofulminanti.Racconta Feltri che "Ti fulminava con una stoccata. Durante una riunione in Rai, non ricordo a proposito di cosa, mi permisi: per tua informazione... Non gli era andato a genio l'incipit e mi interruppe: accidentalmente mi trovo anch'io nel ramo dell'informazione, e da te non mi aspetto notizie ma idee, ammesso te ne possa venire una".Che galanteria verso un Collega vero?!? Si racconta che,vendicativo ed attaccato al danaro, trattasse male i redattori del Corriere, perchè sol gli chiedevano lumi su cosa avesse scritto in quella determinata parte dell'articolo,che lui scriveva a mano, e che quindi non riuscivano a decifrare alla perfezione.Sul fatto che fosse molto "attaccato" al danaro basti pensare che a qualche episodio.A 49 anni , era direttore del Resto del Carlino, ove aveva debuttato ventenne quale praticante.Ebbene lo cacciarono perchè troppo vicino ,si dice, ai comunisti,. "Il Resto del Carlino" aveva attaccato in qualche modo Preti, socialdemocratico, ministro delle Finanze. Questi era amico di Attilio Monti, l'editore che, per licenziarlo, gli offrì in cambio di un'uscita soft un appezzamento di terra. Enzo replica stupito: "mi prendi per idiota" ! (sic!) ?Voi penserete.Bravo Enzo!Hai tenuto duro.Eh no.Voleva i soldi, che ebbe, ed andò via.Altro che "coerenza"!!! La stessa situazione si verificò per il famoso "allontanamento dalla Rai".Enzo Biagi non fu mai allontanato né cacciato dalla Rai, come lui stesso ha sempre ammesso.Ma quale editto bulgaro?! E comunque premetto che chiunque ,sugli 80 anni, vuole rimanere aggrappato alla poltrona televisiva, ha la mia più grande disapprovazione. Troveremo sicuramente il Biagi che con malcelata ipocrisia ,in qualche suo intervento, chiede di lasciare spazio ai giovani.Ma non al suo di posto, certamente.Che poi a lui che ,pare, si lamentasse di non andare in TV, ricordiamo che ci sono circa 59 milioni e 999.900 mila italiani che in TV non ci sono mai andati e che invece devono fare un lavoro qualunque nell'oscurità e nell'anonimato.Ma Biagi a fare un lavoro comune non ci pensava proprio.Quasi che il lavoro in TV gli fosse dovuto per tutta la vita.Nel 2001 Biagi conduceva una trasmissione che si chiamava "Il Fatto" e che ,pur andando bene, in fascia pre-serale, non reggeva a "Striscia la Notizia".Il suo contratto? Due miliardi di lire per 6 minuti giornalieri!!! Il direttore di Raiuno Fabrizio del Noce e il direttore generale Agostino Saccà congiuntamente proposero e trovarono infine un accordo con Biagi che avrebbe portato Biagi a curare un programma biennale di dieci speciali in prima serata e altre venti puntate storiche in seconda serata; aggiungetegli un altro miliardo ai due che Biagi già percepiva annualmente! Che non fanno mai male.Biagi stesso in una conferenza stampa l’11 aprile 2002 affermò di esser contento.Quindi Biagi in questa data è d'accordo nel non fare più "Il Fatto" ,se non sino alla scadenza contrattuale del 31 maggio. Il famoso editto bulgaro fu il 18 aprile 2001 quando Silvio Berlusconi disse testualmente che «Santoro, Biagi e Luttazzi hanno fatto un uso della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, criminoso; credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga».Che cosa era accaduto ? Biagi ,il 10 maggio 2001, vicino alle elezioni, aveva invitato Roberto Benigni che era arrivato a dire testualmente :«Non voglio parlare di politica, sono qui per parlare di Berlusconi. Il contratto di Berlusconi ormai è un cult, la cassetta lì l’ho registrata, l’ho messa tra Totò e Peppino e Walter Chiari e Sarchiapone».Aveva ragione Berlusconi ad infuriarsi perchè un giornalista, pagato con i nostri soldi, aveva dato indirettamente una indicazione di voto invitando un antiberlusconiano come Benigni! Quando il centrodestra tornò al Governo da principio non cambiò nulla.Enzo Biagi proseguì il suo programma sino alla prevista chiusura del 31 maggio 2002.Quindi ricapitoliamo:l’11 aprile 2002 Biagi aveva preso decisioni autonome concordemente con l’azienda: fu solamente dopo che decise di cambiare idea e rimandare indietro la bozza del contratto, dicendo : «Non sono un uomo per tutte le stagioni».Per tutte le stagioni no, ma per qualche soldino sì.Infatti a Biagi, comunque, il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini propose di presentare "Il Fatto" sulla sua rete, e questo su preciso mandato del Consiglio di amministrazione Rai. Biagi rispose di no perchè non gli garbava quella fascia oraria.Anche economicamente per Biagi l’offerta era «differente da quella relativa a Il Fatto». Penserete:ma rifiutò con sdegno il danaro, vero? Eh no: con una transazione con la Rai ottenne una buonuscita di un milione e mezzo di euro il 3 gennaio 2003 .Indovinate chi disse queste parole all' ANSA?«Non sono stato buttato fuori, al contrario ho raggiunto di mia iniziativa un accordo pienamente soddisfacente che gratifica sotto tutti i profili, morali e materiali, i miei 41 anni dedicati alla Rai».Sì, proprio lui , Biagi Ragioner Enzo.Adesso potete riprendere i fazzoletti (se li trovate).
venerdì 9 novembre 2007
Controstoria del Ragionier Biagi Enzo, ex giovane firma giornalistica sotto il fascismo
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32 commenti:
qualcosa avevo letto ma non tutto...
Se avete altre notizie potete contribuire
io ho trovato questo e l'ho scritto
biagi aveva veramente un'aria subdola e sinistra
questo non lo so però i fatti sembrano quelli esposti
Davvero interessante,spero non avrai nulla in contrario se la riporto nel mio sito,citandoti naturalmente.
Se eventualmente ci sono problemi me lo fai sapere.
Grazie e alla prossima.
biagi (non quello caduto sotto il fuoco BR) mi ha sempre ricordato quel personaggio di Woody Allen, Zelig
la sua patologia lo obbligava alle più bizzarre metamorfosi per omogeneizzarsi all'ambiente in cui veniva a trovarsi
però zelig, a differenza del sedicente partigiano, era inoffensivo
...è incredibile quante cazzate sei riuscito a dire nel giro di poche righe, sei assolvibile solo alla luce della tua evidente scarsa informazione...
Per dirtene una ( giacchè nessun medico mi ha prescritto di perdere tempo con te ) Biagi, che tu evidentemente hai letto ben poco, ha parlato più e più volte del suo passato da " inquadrato " nelle file del regime ( pensa te che esiste anche una discreta mole di documentazione fotografica ), tra l'altro esperienza comune a molti altri ( Bocca, Montanelli, Fo, Scalfari ) che, in considerazione dell'età giovanile, non avendo quindi capacità di discernimento, hanno indossato la vergognosa camicia nera. E' un fatto che quasi tutti i personaggi citati si sono ravveduti ben prima della fine del regime, chi aderendo alla Resistenza e chi prendendo decisamente le distanze dalle follie del ventennio. Sai com'è l'età della ragione porta molti a rinsavire, non tutti purtroppo.
Il tuo post gronda ignoranza e, sopratutto, malafede, elemento tipico degli appartenenti alla tua stirpe politica.
Cohen
infatti
allora se dico "biagi fascista" dico una verità nè meno che quando si dice "fini fascista" o no?
No, dal momento che Biagi è stato un giovane balilla quand'era bambino e la camicetta nera te la mettevano addosso a scuola quando tu non avevi minimamente idea di che cazzo rappresentasse, prova ne sia che quando ha capito l'antifona, in età in cui certe cose diventano di gran lunga più significative e comprensibili, è diventato ferocemente e attivamente antifascista.
Fini al contrario è diventato fascista ( era presidente del f.d.g nel 77 fatti un po di conti ) esattamente alla stessa età in cui Biagi ha realizato il suo antifascismo militante, e ha continuato a esserlo fino alla svolta di Fiuggi.
Se non capisci la differenza è un problema esclusivamente tuo (...ma tanto...uno in più uno in meno...), ed è perfettamente inutile che mi soffermi a disquisire con te di cose che, per tua natura, è difficile che afferri appieno...in più non posso neanche farti un disegnino per agevolarti nel tentativo di comprendere determinate differenze, che per altri sono evidenti...per te...beh, lasciamo stare và...
cohen
toh...ti do un aiutino che ti vedo in difficoltà andando a cercare notizie che confermino le tue deliranti tesi, tanto non le trovi perchè non esistono, ecco l'aiutino:
Nacque a Pianaccio, un piccolo paese sull'Appennino bolognese, frazione del comune di Lizzano in Belvedere. All'età di nove anni si trasferì a Bologna, dove il padre Dario lavorava già da qualche anno come vice capo magazziniere in uno zuccherificio. L'idea di diventare giornalista nacque in lui dopo aver letto Martin Eden di Jack London. Frequentò l'istituto tecnico Pier Crescenzi, dove con altri compagni diede vita ad una piccola rivista studentesca, Il Picchio, che si occupava soprattutto di vita scolastica. Il Picchio fu soppresso dopo qualche mese dal regime fascista e da allora nacque in Biagi una forte indole antifascista...
Letto bene?
...ecco il tuo Biagi " fascista "..genio!
cohen
E sciacquati la bocca prima di rinominare Biagi e sopratutto evita di scrivere cazzate a sproposito solo in virtù della tua appartenenza politica.
Se vuoi un consiglio spassionato, onde evitarti pessime figure come quella che stai facendo, evita anche di fare paragoni tra un Biagi e un fini, laddove uno è considerato uno dei massimi rappresentanti della memoria storica resistenziale e l'altro era niente poco di meno che il delfino di almirante....ci vuole solo la tua ignoranza condita con una forte dose di malafede per azzardare un accostamento del genere...e con questo chiudo la mia comunicazione con te, non amo infierire e tanto meno sparare sulla croce rossa...
cohen
Poveri destri....Che pena.
Biagi è stato un grande giornalista e un grande della Resistenza. Durante il Vetennio non avevi molta scelta, in seguito si, invece.
I nazi-fascisiti sono rimasti tutti dalla vostra parte da An, erede del Pnf e del Msi di Almirante, fino alla destra populista e televisiva del nanetto.
E' comunque un piacere vedere frantumarvi il fegato.
ok prendiamo atto che basta passare dalla parte dei partigiani alla fine della guerra per essere partigiani
"peccato" che mussolini ,che reputo un danno per l'italia, non ci sia riuscito (perchè fu uccciso primo) altrimenti anche lui sarebbe stato grande anifascista
vergognoso biagi !!!!!
che ce le dicano queste cose al posto di fargli il funerale come un padre della patria!!
ok prendiamo atto che basta passare dalla parte dei partigiani alla fine della guerra per essere partigiani
Ecco che, tanto per cambiare, non hai capito un cazzo...inutile, non c'è niente da fare...e dire che te l'ho scritto bello grande...te lo ripeto: Biagi non è passato alla Resistenza alla fine della guerra ( anche perchè sarebbe una contraddizione in termini, finita la guerra e finita la Resistenza in quanto tale, pur con gli strascichi che ci sono stati successivamente ), Biagi è diventato antifascista da adolescente, quando il regime era sulla cresta dell'onda, e ha aderito alla Resistenza quando l'esito del conflitto non era affatto scontato.
Se poi vuoi continuare a dire stronzate, per carità, il blog è tuo e non sarò certo io a impedirti di farlo, però un minimo di rispetto per la verità storica dovresti pur averlo caro il mio avvocato del diavolo...
Sulla cosa che hai detto di mussolini non credo che valga neanche la pena risponderti, è una baggianata che chiunque dotato di un minimo di raziocinio non può che sorridere nel leggerla...
cohen
Cara Aurora piacere di conoscerTi
fai tutto quel che vuoi
rimango a Tua disposizione
a presto
va be non hai letto il mio articolo e le fonti
sei in mala fade
vergognoso biagi !!!!!
che ce le dicano queste cose al posto di fargli il funerale come un padre della patria!!
di vergognoso qua ci sei solo tu, credimi, e ti consiglio, piuttosto che aspettare che qualcuno ti dica le cose, di provare magari a informarti...capisco che per te può essere difficile, preferirai sicuramente aspettare la pappa pronta dai tuoi referenti politici, evidentemente la tua testolina piccina piccina non può permettersi di apprendere e ragionare autonomamente...dispiace per te, povero infelice, però vedi di darti una mossa, magari inizia proprio dall'evitare di scrivere le baggianate che scrivi...sarebbe gia un buon inizio...
cohen
Ahahahah adesso sono io in malafede, mica tu che scrivi le balle che scrivi e che puntualmente ti ho smentito...continua così..sia mai che qualcuno decida di darti l'accompagnamento...
xcohen
vuoi solo cambiare argomento senza confrontarti sull'articolo
bene così
vuol dire che abbiamo "colpito" al "cuore"
controstoria di fini e casini
http://opinioniefintedemocrazie.blogspot.com/
CASINI E FINI:Due aspetti della frustrazione
Fossi in Berlusconi io non avrei timore del PD,che tanto è una minestrina riscaldata,gli stessi padroni di casa,che ogni tanto ,quando l'appartamento fa proprio schifo,gli danno una tinteggiata .
Fossi in Berlusconi,dicevo,avrei paura dell'antiberlusconismo "di destra".
Ci sono dei leader che a parole professano lealtà al capo di una coalizione,salvo poi inciuciare,chi con Veltroni,chi con Prodi.
Hanno paura del capo della loro stessa coalizione:strano a dirsi ma questa volta hanno paura di vincere.
Perchè non sono pronti?No .Perchè vogliono le riforme?No.
Perchè non vogliono Berlusconi.
Questi "leader"(....)non sopportano di essere offuscati da chi ha un carisma maggiore del loro.Forza Italia dovrebbe essere il loro lasciapassare per fare cose "di centrodestra",invece preferiscono trattare col"nemico",piuttosto che vincere e ritrovarsi Berlusconi.Se questi sono gli "amici",Berlusconi non ha da dormire sonni tranquilli.
Diciamo che la sinistra radicale sta al governo come AN ed UDC stanno a Berlusconi.
Non è il calcolo politico che critico , ma quello morale.
Vale a dire : ci sono 2 leader(uncoli)che hanno cercato durante il loro periodo di governo di mettere in difficoltà non Forza Italia ,ma Berlusconi.Durante le scorse politiche hanno tirato i remi in barca e Berlusconi(non Forza Italia) facendo da solo la campagna elettorale ha perso contro tutti gli sforzi della coalizione di centrosinistra di soli 24mila voti.Adesso c'è un governo ai minimi storici,con una preferenza in cifre percentuali che spingerebbe un qualsiasi governo estero alle dimissioni,eppure AN ed UDC,pur di non vedere Berlusconi premier ,corrono chi in soccorso del governo,chi ad accreditarsi con Veltroni.Ancora una volta Berlusconi è solo .
Ma allora perchè Berlusconi si ostina a tenere in piedi la CdL?Mandasse tutto a ramengo,si muovesse in modo da ottenere il maggioritario e li mandasse tutti a scopare il mare.
Io penso che per il solo odio nei confronti di Berlusconi,AN ed UDC perderanno un sacco di voti.
Il primo ,AN,perchè i suoi elettori sono scesi in piazza per mandar via il governo e adesso si ritrovano un leader che dialoga con quello stesso governo che qualche giorno fa voleva mandare a casa.
Il secondo ,UDC,perchè si muove in direzione di "prove tecniche di centrosinistra", e questo i suoi elettori non glie lo perdoneranno.Non è una mossa politica.Hanno appena visto che fine ha fatto Mastella in una coalizione di centrosinistra.
Questi sono già organici al centrosinistra ,perchè li lega la comunità di intenti:mai Berlusconi a Palazzo Chigi.
Riepiloghiamo :ci sono due leader (Fini e Casini) che invece di competere con un altro leader (Berlusconi) nell'ambito di un'indiscussa piattaforma comune di intenti ,preferiscono trattare con quanto di più lontano ci possa essere dai loro valori, pur di eliminare il "leader che li adombra".
Berlusconi è il loro incubo,e da mediocri quali sono,inscenano questa "melina" per far scadere il tempo di Berlusconi.Solo allora potranno essere "i migliori".Non hanno i numeri e si atteggiano a "dialogatori".
Meglio Storace:il suo partito è nato da 5 minuti e già si sa da che parte sta ed a chi giura fedeltà.Storace sa di essere un leader , ma sa anche di non essere come Lui.Ma non lo odia,bensì lo stima.L'elettorato di AN ripiegherà su La Destra,come oggi ha fatto la Santanchè.
"La mossa di Veltroni spacca la destra"?No, più che la sinistra potè la mediocrità umana.
http://opinioniefintedemocrazie.blogspot.com/
grazie del contributo
Visto che di quanto hai scritto ne hai fatto un post, non credo ti dispiaccia se ho eliminato il tuo commento sul mio blog (quello su wordpress).
Lo spazio è riservato a commenti, non ad altri post.
In rete non amo né dare né farmi dare del lei, né tantomeno amo i titoli. Quando posso li evito anche nella vita di tutti i giorni.
Biagi non ha mai negato di essere stato fascista. Meglio di chi è stato piduista e poi ha negato di esserlo stato. Di chi ha giurato sui suoi figli di non avere fondi neri all'estero, salvo poi ammettere la titolarita di All Iberian. Di chi ha dispensato soldi ai corruttori di giudici, buttando poi le colpe sulla dirigenza Fininvest. Di chi ha ospitato un mafioso e ancora oggi ne difende la memoria. Ti ho dato materia per i prossimi post. Scava, scava, ma attento che è tutta merda quella che scavi in quella direzione..
uyulala mi spiace Tu lo abbia levato
non è un buon esempio di democrazia
è bene che si sappia di tutto
io preferisco Pertini (20 anni di carceri fasciste) a Biagi
Mi piacciono le voci fuori dal coro. Anch'io avevo fatto un post su Biagi critico sulla sua "beatificazione"
a presto
alex
alex se vuoi lo puoi postare qui
pure su buagu sei riuscito a tirare merda... ma sei proprio uno stronzo...
se non sono cose vere contestale e le cancellerò no?
è stato o no un fascistone biagi?
enzo biagi non era un gran giornalista ma un conformista con modi un po' da tartuff di moliere
Che Biagi avesse cominciato a fare giornalismo sotto il fascismo non ci sono dubbi. Esattamente come i suoi grandi amici Guareschi, Fo, Bocca e Montanelli, quest'ultimo a sua volta per parecchio tempo sostenitore convinto del regime fascista. Del resto lo racconta lui stesso nei suoi libri. In cui aveva anche descritto l'episodio della bugia a scuola. Così come non ha mai nascosto di aver portato la divisa di balilla ed avanguardista, a volte con il rimpianto per una giovinezza ormai perduta. E del resto, perché avrebbe dovuto nasconderlo? Da bambino che possibilità aveva di decidere? All'epoca non esisteva certo scelta. Così come non potevi scegliere sotto chi fare giornalismo. Visto che tutti i giornali erano pro regime. Non poteva essere altrimenti. Aveva 20 anni, e sotto il fascismo era cresciuto, era stato formato ed educato. Ma poi, crescendo, come altri si fece delle idee diverse da quelle allora in voga. In parole povere, capì. E fece delle scelte. Da allora non ha mai smesso, e ne ha pagato sempre le conseguenze. Come il ricevere le solite critiche del povero sfortunato di turno. Che, a differenza di Biagi, a quanto pare non è mai riuscito a sviluppare una propria coscienza critica adulta e consapevole, ed è rimasto al livello maturativo del dodicenne. Anzi, considerato il livello logico manifestato dal ragionamento facista da giovane = fascista per sempre, forse anche meno.
Quanto al resto delle critiche, non posso dire molto, non avendo conosciuto Biagi di persona, e non conoscendo la sua vita a fondo. Chi le ha scritte sembrerebbe invece conoscere parecchie cose. Ammesso siano vere. Peccato che molti passaggi mostrino fin troppo chiaramente lo scopo esclusivamente denigratorio dell'articolo. E quindi la sua scarsa attendibilità. Particolarmente ridicoli quelli sulla qualità letteraria dei suoi libri. Perché è vero che nei suoi libri gli aforismi si ripetono, ma raramente sono fuori tema. E chi ha letto anche solo il suo "Crepuscolo degli Dei" non può dimenticarlo. Il suo stile asciutto e diretto riusciva a comunicare molto di più del fatto che narrava. Certo, non è affare per tutti. Per chi si diverte con Neri Parenti ed il bagaglino, Biagi probabilmente è una palla micidiale. Ma come diceva un personaggio in un suo libro (e se lo poteva permettere) le persone intelligenti capiscono, ma le persone intelligenti non sono tante.
Quanto ai fatti del dopo editto bulgaro, sono state spiegate egregiamente da persone che magari conoscono queste cose e le sanno valutare con occhio non dico totalmente obbiettivo (pia illusione) ma da un punto di vista comunque discretamente obbiettivo. Per chi vuole conoscere, si legga i libri che ne parlano, ce ne sono diversi. Sto parlando di libri di giornalisti veri, come Travaglio, Beha o Barbacetto. Quei pochi che ci sono rimasti. E la cui versione dei fatti si discosta assai da quella dei non pochi servetti sciocchi che popolano il nostro devastato sistema politico-informativo.
A mio parere ridurre Biagi ad una icona, come è uso fare di una grande personalità quando muore, non gli rende certo giustizia. Era un uomo, con tutti i limiti che questo comporta. Compreso l'attaccamento al denaro, classica accusa che viene rivolta alle persone che non si vendono quando non si può accusarle di altro. Può darsi lo fosse. A me poco importa. Del resto se c'era un giornalista in Rai che poteva dire di averseli guadagnati, quello era lui.
Averne altri, di Biagi. Ma uomini così sono rari. La maggioranza, spesso, assomiglia più a chi ha scritto questo patetico pastrocchio.
Michele Gardini
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